La piccola Do e il circo Arcobaleno

Conosciamo meglio l’autrice.
Teodora Chirizzi ha quarantuno anni, natìa di Cellino San Marco in provincia di Brindisi. È un consulente pedagogico, esperto in psicopatologia dell’età evolutiva, progettista dei processi formativi e lavora inoltre come educatore socio-pedagogico presso la Scuola dell’Infanzia Paritaria Mamma Bella di Campi Salentina (LE).
Questo progetto ha due livelli di lettura: uno semplice e immediato dedicato ai più piccoli, uno un po’ più complesso dedicato a chi vuole approfondire tematiche sociali e di integrazione.

Un progetto molto curato e “architettato” con cura e passione. Il tuo lavoro ha sicuramente influenzato le tue scelte letterarie, ce ne vuoi parlare?
La Piccola Do e il Circo Arcobaleno nasce con un preciso intento pedagogico, ovvero educare ed informare i bambini mediante la narrazione sin dalla primissima infanzia ai temi della Diversità – Unicità che ognuno di noi possiede già al momento della nascita e al rispetto delle Differenze di Genere.
È un libro costruito con font grandi, un percorso pensato con criteri di usabilità e di alta leggibilità, in quanto i più piccoli accettano per predisposizione naturale la diversità e che invece sono gli illusionisti adulti a modificarne la percezione.
Le neuroscienze ritengono che la lettura sia un potente attivatore di diverse aree
cerebrali. Quest’ultima come pratica condivisa sia in famiglia che a scuola attivano i
circuiti deputati all’ascolto, al riconoscimento delle immagini di sequenza narrative e
fonologiche.
L’utilizzo dei libri per bambini i cosiddetti baby book favoriscono LO SVILUPPO DI
ABILITA’ SOCIO – EMOTIVE, DI PROBLEM SOLVING e contribuiscono a sviluppare EMPATIA e RIDURRE PREGIUDIZI.
Leggere e far leggere ai bambini offre l’opportunità di vedere sia GLI SPECCHI CHE LE
FINESTRE.
I libri possono insegnare ad un bambino tanto a vedere il proprio riflesso quanto a
vivere una finestra nell’esperienza di un’altra persona.
Prima di iniziare a scrivere La Piccola Do e il Circo Arcobaleno sono andata a cercare l’etimologia del termine DIVERSO sul dizionario e ho scoperto che deriva dal latino DIVERSUS ed è l’unione del verbo DIVERTERE che significa deviare e del verbo VOLGERE ovvero che si muove in diverse direzioni. Quindi è
l’utilizzo EUFEMISTICO che ne altera l’accezione, in quanto si tende a considerare
“DIVERSO” una condizione intesa dalla maggioranza di NORMALITA’.
Pertanto, la diversità viene percepita e vissuta in modo negativo in quanto si percepisce come
minaccia della propria identità e la «presenza» del DIVERSO genera in noi sentimenti
di paura, di sospetto.
Che fare allora?
Occorre cambiare punto di vista e dire NO ALL’OMOLOGAZIONE…
In che modo?
CONSIDERANDO L’ALTRO DIVERSO DA NOI COME UN’ OPPORTUNITA’ ED UN VALORE AGGIUNTO.
L’altro, come individuo o gruppo è prezioso nella misura in cui NON È SIMILE A NOI.
Pertanto, la SCUOLA DEVE EDUCARE gli studenti a percepire il diverso non come un
pericolo, ma come opportunità per la propria crescita.
Focalizzare l’attenzione sugli elementi centrali di una SANA E CIVILE RELAZIONE:
Ascolto;
Dialogo;
Empatia.
Viviamo nell’epoca dei “Mi Piace”, delle “Visualizzazioni” dove risulta più importante
apparire e omologarsi non solo perché si vogliono condividere determinati valori, ma
per paura di essere esclusi da un sistema che ci vuole tutti BELLI E PERFETTI.
Cosa vuol dire allora distinguersi e perché doverlo fare?
Distinguersi vuol dire “essere autentici, essere unici e irripetibili”, essere in armonia
con sé stessi e con ciò che ci circonda.

Parliamo un po’ di questo libro, un progetto dedicato ai più piccoli. Il “tuo” mondo, professionale affettivo, le persone che conosci, cosa hanno detto? Qual è stato il complimento più bello?

Mio marito, le mie figlie e la mia famiglia mi hanno sostenuto in tutto il percorso letterario donandomi forza e coraggio, ma il mio grazie speciale va alla Coordinatrice delle Attività Educative dell’Oasi Mamma Bella di Campi Salentina (Le): la Dottoressa Albarita Palmieri che ha collaborato con me con affetto e dedizione alla stesura della storia. La sua mano ha tenuto stretta la mia, una speciale compagna di viaggio a cui sono molto grata…Ed un ultimo grazie va alle mie colleghe tutte per essermi state vicino e aver condiviso ogni gioia insieme.
Il complimento più bello che ho ricevuto sinceramente non lo ricordo…Do poca importanza a ciò che si dice, preferisco come ci ricorda sempre la Casa Editrice Kimerik: “L’emozione Condivisa”, ed io di emozioni condivise in questo periodo ne sono stata pienamente travolta…
È molto bello sentirsi felici.
Ho scoperto che sapore ha un sogno realizzato…

Qual è stato lo spunto? Come è nata l’idea di questo libro?

Io come anticipato prima lavoro come Educatore Socio Pedagogico presso la Scuola dell’Infanzia “Mamma Bella” di Campi Salentina (LE) nella Sezione Primavera.
La primavera è la stagione che preferisco, in quanto tutto prende vita, tutto si colora e si sa i bambini sono fiori con colori differenti che convivono nello stesso prato e la diversità si sa arricchisce.
Ma chi viene arricchita quotidianamente sono io con la loro gioia di vivere, con i loro sorrisi, con la loro energia, spensieratezza, ingenuità, cuore puro, tutte qualità che noi adulti con il passare del tempo perdiamo.
Una mattina osservandoli giocare mi è venuta in mente la storia della Piccola Do.
Ho voluto discostarmi dai classici temi narrati all’interno delle fiabe, principi, principesse, lupi cattivi, ecc. Occorre fornire una ventata di aria fresca ai racconti sull’infanzia, poiché è cambiato il mondo in cui vivono, sono cambiati i punti di riferimento con i quali sono sempre a contatto, è cambiata l’educazione e i contesti in cui vivono le loro giornate. Tutto si è evoluto, anche la narrativa dedicata all’infanzia.

La scelta del titolo, immagino sia sempre complicato scegliere un titolo, definisce l’opera per sempre.
Il tuo titolo come lo hai scelto?

La Piccola Do è un personaggio autobiografico, rispecchia me all’età di sei anni, sempre allegra e sorridente.
Io in prima persona mi sono sentita diversa, fuori dal gregge, non perché non fossi una bambina socievole, ma solo perché ho avuto le mie idee, i miei pensieri, i miei obiettivi, sono andata per la mia strada senza voltarmi mai indietro a testa alta e schiena dritta.
La protagonista della storia non volevo fosse un supereroe irraggiungibile, qualcuno da immaginare, ma una persona con la quale i bambini si rapportano tutti i giorni.
Il circo era il luogo ideale per raccontare la diversità, l’inclusione, il bullismo, la devianza, la paura, la rabbia e la speranza. Ogni personaggio rappresenta un’emozione.
L’Arcobaleno come elemento centrale; in questi due anni ci ha fatto tanto compagnia. Dall’Arcobaleno del Covid, con lo slogan “Andrà tutto bene”, all’Arcobaleno della “Pace” ed infine all’Arcobaleno delle “Nuove famiglie Arcobaleno”.
Nell’Agenda 2030 promossa dall’Unicef, in cui si elencano i diciassette punti sulla promozione della sostenibilità ambientale, economica e sociale, vi è il punto cinque che riguarda “il raggiungimento per la parità di genere come strumento per la prevenzione alla povertà”.
L’obiettivo è abbattere qualsiasi forma di violenza e discriminazione.

E adesso? Progetti in cantiere? Idee? Su cosa stai lavorando?

Sto lavorando su una raccolta dedicata alle avventure della Piccola Do, mi piacerebbe farla divenire la protagonista di tante storie.

Ultima domanda, facciamo un gioco. Pensa di essere un’autrice del passato. Quale autrice vorresti essere? Qual è il libro che ti ha emozionato e colpito di più?

L’unico libro che mi ha emozionato è: Il Pinocchio di Collodi.
Per quanto mi riguarda il protagonista della storia non è il burattino di legno a cui sono state fornite numerose interpretazioni, ma Geppetto. La storia è una vera e propria Pedagogia alla Genitorialità. L’importanza e il valore del padre nella vita di un figlio. Un padre che accoglie e perdona. Un padre con le braccia sempre aperte nonostante gli abbandoni e i tradimenti del figlio.
Ho scritto la mia tesi magistrale in Consulenza Pedagogica e Progettazione dei Processi Formativi sul Pinocchio di Collodi. Un’esperienza unica.

 

Di admin

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